I bambini che crescono con un cane hanno meno probabilità di sviluppare la schizofrenia in età avanzata. E' questo il risultato di una ricerca condotta presso la Johns Hopkins University. Quindi, avere un cane influisce sulla salute mentale del bambino.
Negli ultimi anni, sono stati prodotti molti articoli scientifici che associano i disturbi mentali con un sistema immunitario umano debole. "Tutto ciò potrebbe dipendere all'ambiente circostante durante i primi anni di vita e, poiché i primi amici di casa dei bambini sono spesso cani e gatti, abbiamo verificato la relazione tra queste malattie", afferma il prof. Robert Yolken, un neuro-virologo del dipartimento di pediatria della Johns Hopkins University di Baltimora, e autore di una ricerca pubblicata su PLOS One.
Cos'è la schizofrenia
La schizofrenia è una delle malattie mentali più gravi e purtroppo ancora la più stigmatizzata. In Italia ne soffrono circa 500.000 persone.La schizofrenia influisce negativamente sulla capacità di pensare in modo chiaro e lineare, esprimere emozioni e interagire nella vita sociale e professionale. Questa malattia è un dramma per molti giovani, perché i primi sintomi di solito compaiono prima dei 30 anni. Va anche ricordato che i suoi effetti devastanti ricadono direttamente sui famigliari dei malati.
Gli scienziati americani hanno esaminato come il rischio di sviluppare la schizofrenia (ma anche il disturbo bipolare caratterizzato da mania e depressione) possa diminuire se a casa vi è un cane o un gatto nei primi 12 anni di vita.
Precedenti studi hanno dimostrato che cani e gatti possono svolgere un ruolo importante nello sviluppo del bambino. Stare con il proprio animale preferito e giocare con esso irrobustisce anche le funzioni del sistema immunitario attraverso il contatto con batteri e virus animali, riduce lo stress e migliora le funzioni cerebrali. Alcuni ricercatori ritengono che tutti questi cambiamenti, tutta questa "modulazione immunitaria" possano ridurre il rischio di malattie mentali.
Il professore Yolken e il suo team hanno esaminato un campione di 1371 donne e uomini di età compresa tra 18 e 65 anni. Tra loro c'erano 396 persone con schizofrenia diagnosticata, 381 con disturbo bipolare e 594 persone sane.
È stato verificato non solo se una persona, da bambino, sia cresciuta con un cane o un gatto, ma anche altri fattori come: sesso, razza, luogo di nascita, educazione dei genitori e stato socioeconomico. Che cosa è venuto fuori?
Risultati dello studio scientifico
I cani proteggono dalla schizofrenia, i gatti no. Con una certa sorpresa, la ricerca ha dimostrato che nel caso di persone che avevano un cane fino a 13 anni, il rischio di una successiva diagnosi di schizofrenia era inferiore di quasi un quarto. Il massimo risultato è stato ottenuto da persone cresciute con un cane dal giorno della nascita o che hanno convissuto con lui nei prima tre anni, afferma il prof. Yolken.Se questi risultati fossero correlati alle 500.000 persone che attualmente soffrono di schizofrenia in Italia, si potrebbe pensare che avere un cane durante l'infanzia ridurrebbe questo numero di almeno 100.000.
Gli autori hanno suggerito diverse possibili spiegazioni. L'effetto del microbiota canino (batteri presenti nell'intestino) sul microbiota umano sembra essere il più probabile, il che può stimolare il sistema immunitario a ridurre l'influenza dei fattori di rischio genetico per la schizofrenia.
Nel caso del disturbo bipolare, è stato osservato che la presenza di animali non ha influito sul rischio di sviluppare la malattia.
E i gatti e il rischio di schizofrenia? Un'altra sorpresa. Possedere un gatto non solo non protegge dalla schizofrenia, ma può anche aumentare leggermente il rischio di ammalarsi. Particolarmente vulnerabili sono quelli che hanno avuto stretti contatti con un gatto di età compresa tra 9 e 12 anni, afferma il prof. Yolken.
Anche qui, una delle possibili spiegazioni è la toxoplasmosi, una malattia parassitaria che contagiare l'uomo attraverso il contatto con le feci del felino. L'infezione da questo parassita può diffondersi attraverso la placenta al bambino e aumentare il rischio di aborto spontaneo o, potenzialmente, disturbi mentali nella vita futura, spiega il prof. Yolken.
Lo scienziato ricorda inoltre che tutte le osservazioni fatte dal suo team sono preliminari e sono necessarie ulteriori ricerche per capire la loro valenza.
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